Acchiappasogni

Acchiappasogni, li chiamiamo,

poggiati lassù, nel punto più alto, dove vagano le idee, a girare, con la speranza di intrappolare i pensieri belli e la via da seguire per il nostro futuro. 

Quelli che appendiamo agli specchietti dell’auto, guardandoli sovrappensiero mentre il semaforo è ancora rosso. Giusto il tempo per chiederci dove stiamo andando davvero, cosa stiamo rincorrendo o sperando che almeno loro, gli acchiappasogni, lo sappiano meglio di noi, che abbiano catturato quel qualcosa che ci sfugge, per cui valga la pena questa folle corsa verso non si sa bene quale meta.

Desideri ed ambizioni che fluttuano nell’aria, aggrappandosi alle nostre speranze, per cui è difficile tracciare una strada certa, ma più spesso facciamo lo slalom tra quei fili tesi, attenti a non toccare le palline nere che trasformino tutto in un incubo. 

Sogni che facciamo da soli, fissando le piume della bancarella indiana appese al lampadario della camera. Sogni che intrecciano il futuro degli uomini come la trama in quel cerchio perfetto.

Il destino stesso di Gesù, fin dal suo concepimento, è frutto di un sogno, un sogno bellissimo che sa di protezione, di amore e di futuro. Un sogno affidato a tante mani, tanti cuori, tanti sì. Come a dire che no, non si sogna mai davvero da soli. Ci vuole il coraggio di tirarli giù da quella parete, da quello specchietto retrovisore per portarli nella realtà, che è l’unico posto dove i sogni si avverano. Anche se è pericoloso, anche se, visti da quaggiù, quei sogni non sembrano gli sessi che se ne stavano aggrappati alla rete magica. Non sono quello che volevamo, non come ce lo aspettavamo.

Il sogno della famiglia che Giuseppe non ha paura di inseguire, il sogno del viaggio che più che una fuga ha il sapore di salvezza e libertà, il sogno di un Dio-ragazzo che grida “beati gli umili, di essi è il regno, beati i perseguitati a causa mia, rallegratevi, sarà grande la ricompensa!” .

Ma ben più in alto di un soffitto hai voluto acchiappare i nostri, di sogni. 

Ti sei spinto più sù, senza delegare a qualche retina sfuggevole o poetica piuma sintetica, senza lasciare il lavoro sporco a qualcun altro. 

Su quella croce ti ci sei arrampicato Tu, per avere cura che nulla ti sfuggisse, così in alto, per aver cura di acchiappare tutti i nostri desideri.

Una corona fitta, dalle mille punte, intrisa di sofferenza e di quella cruda realtà che spesso ci scoraggia, per invischiarli ed ancorarli a Te, i nostri sogni. Per ricordarci che i sogni veri sono un percorso in salita, non una romantica idea nel vento.

Ci voleva una corona di spine: dura, pungente, dolorosa a ricordarci che i sogni, quelli grandi, costano.

Una corona di spine per non permettere che sfuggano tra le trame  larghe ed imperfette delle nostre vite. Per assicurarci che il nostro futuro rimanga impigliato proprio lì, tra i tuoi pensieri, aggrappato a Te nell’alto della croce, nell’unico luogo che conosco dove ci sia mai stata veramente passione e amore anche se a prima vista, lì, tutti i sogni sembrano invece infrangersi. Forse quelli sfuggevoli e romantici, dispersi nel vento e tra le piume di un acchiappasogni impolverato, appunto, ma non i sogni che Tu ci hai messo nel cuore.

Perché gli unici sogni che l’uomo ha speranza di raggiungere, passano per l’umiltà del “pensaci tu, Signore”. 

Sono quelli a cui non restiamo aggrappati, gelosi ed orgogliosi dei nostri successi e della virtuosità dei nostri propositi o delle nostre sole capacità.

Sono quelli che abbiamo il coraggio di liberare dalla nostra imperfetta fragilità: è la promessa di due anime nel dono degli anelli, la scommessa di gioventù nel seguirti fino ai confini del mondo, la voglia di scrutare i tuoi di sogni, ma ad occhi aperti, tra le mura di un monastero. 

Perché di passione ed amore si nutrono i sogni e solo se lasciamo andare le nostre idee sotto la croce, possono diventare tue. Perché non saranno le nostre forze o i nostri meriti ma il figlio di Dio, da lassù, a ricordarsi di noi e a prendersi cura della cosa più fragile e preziosa che ci appartiene: i nostri sogni, la nostra felicità.

Se li infiliamo, come perline, tra le spine che adornano il Tuo capo, se lasciamo che Tu te ne appassioni per noi, se li lasciamo nutrire di Te, coglieremo germogli dai rovi della nostra vita disordinata. Coglieremo sogni tra quelle spine, anche quando le mani sanguineranno un po’.

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