Perché Dio non è nella mia lista dei buoni propositi
Le liste sono il luogo dove Babbo Natale nasconde i regali, dove tuo marito fa sparire il fantomatico calzino spaiato, dove puoi trovare quella cosa che tua madre giura di aver rimesso a posto dopo la pulizia di primavera, ma non ricorda bene dove e a quanto pare, neanche Sant’Antonio sa.
Ecco, se non sai dov’è, è di sicuro nella lista.
Insieme a tutte le altre cose che non fai, che hai dimenticato di fare, che in fondo tu non hai mai davvero voluto fare, ma devi, perché diciamocelo, chi non vuole perdere quei ⅔ Kg anche quest’anno (che sono 57384730 se fai la sommatoria con quelli che dovevi gli altri anni, ma…). Le liste sono brava a farle, ma altrettanto brava a saltare punti inventando scuse per arrivare, almeno ‘sta volta magari, alla fantomatica fine. Già, la fine: chi l’ha mai vista? Le mie liste sono senza fine per definizione e le giornate mai lunghe abbastanza per quanto presto metta la sveglia al mattino.
In fondo la nostra vita è tutta una lista interminabile da rincorrere: liste della spesa dimenticate sul frigo, liste delle cose da fare oggi su cui mettere già la data di domani così non ne parliamo più, liste delle cose da leggere, dei dolci da provare, dei vestiti che sto pensando se acquistare. Ecco, questa forse è l’unica lista davvero utile e degna di esistere, perché ti salva dall’acquisto inutile e impulsivo nel momento in cui ti sentivi Jennifer Garner e poi ti sei svegliata e ti sei ricordata che no, non lo eri. Ecco, questa di lista funziona, ma solo perché in pratica è una lista “al contrario”, di cose da saltare, e io sono cintura nera di propositi rinviati per maltempo o accantonati a suono di “lo farò dopo, chissà perché l’ho messo qui in fondo non era poi così urgente”.
E’ che certi propositi, come il nero, stanno bene sempre, tutti gli anni:
avrei bisogno di smettere con lo zucchero, di imparare a dire più “no”, di pretendere meno da me stessa, di pulire quei benedetti battiscopa con un dito di polvere sopra, ma anche di andare a messa tutti i giorni o solo di cominciare a pregare qualcosa di fisso tutte le mattine con la mia famiglia, mica dico i Salmi, mi accontenterei giusto di ritagliare dieci minuti Insomma. E poi quanti altri propositi potrei fare per la mia anima: una novena ogni due mesi, quei libri che ho comprato e mai aperto, uno dico un ritiro spirituale in un intero anno, ma anche il rosario una volta a settimana o tutto il mese di maggio, i primi nove venerdì del mese. Con Dio non occorre neanche tanto pensare: ci sono impegni e propositi per tutti i gusti e tutte le fasce orarie, con frequenza anche mensile, oppure decidi tu.
Ma se c’è un proposito che voglio fare, quest’anno, è proprio di non mettere Dio sulla lista.
Senza offesa, Gesù, ma tutti gli anni questa cosa dei propositi non funziona mai purtroppo e quindi ho detto basta alle liste. Ho chiuso. Voglio vivere alla giornata e coi battiscopa impolverati, ma senza ansia da prestazione che tanto la vita è così: un po’ fuori controllo, con priorità che cambiano e imprevisti che stravolgono i piani, ma se c’è una cosa che non voglio è che Tu diventi un numero nell’elenco tra il battiscopa da pulire e la palestra casalinga coi video di Jane Fonda. Tanto troverò una scusa anche per Te, purtroppo. E invece quest’anno, anche se so che sarebbe importante almeno provare a prendersi qualche impegno random e, come sempre, ci proverò, io vorrei metterti in tutto quello che faccio. Vorrei farTi uscire da questa dimensione di ansia che mi porta solo a correre, a vivere sempre proiettata nel futuro che arriverà e che quei punti mi illudono che posso tenere sotto controllo e che invece arriva e li stravolge sempre.
Nell’ansia ci sono solo molti pensieri e una condizione accelerata che non permette di coltivare la serenità, di stare nel presente, di accoglierlo senza sbuffare, col senso di colpa o peggio del fallimento, di aver dimenticato qualcosa, di non essere pronti.
Ecco, a me, le liste, danno questa sensazione. E forse sarò l’unica, ma se anche voi vi sentite così, col fiato corto già solo a compilarle, forse potreste provare a smettere, a fermarvi e ringraziare o chiedere “Dio mio, dove andiamo ora? Proprio ora. Io non posso saperlo, da solo, mi servi tu e voglio ascoltarti proprio in questo momento, evitando di ascoltare la mia, di voce, che ha deciso dove andare al punto 457983750 della lista, ma senza interpellarti”. Eccolo: il qui ed ora. Che non significa essere disorganizzati o aver gettato la spugna, ma staccarsi dalla dimensione dell’ipercontrollo, che ci fa sentire la vita in mano solo perché riassunta in pratici punti: avremo sempre qualcosa da fare o verso cui correre, di questo non dobbiamo preoccuparci, solo vorrei smettere di vivere tutto meccanicamente, come check da mettere alla vita, come se poi, fare una novena giusto perché ce l’avevo tra le cose da fare fosse davvero utile. Chiariamo: pregare è sempre utile e novene, rituali, cadenze, servono ad aiutarci, ma quello che voglio dire non è che dobbiamo smettere, solo che non dobbiamo tritare tutto nella solita frenesia, Dio non deve diventare solo una casella fine a sé stessa, che quando è spuntata “bon”, per un senso del dovere o una corsa al prossimo punto Paradiso da ottenere. Quelli si ottengono con la qualità, credo, non con la quantità. Devono essere momenti pieni, in cui fermarsi davvero, anche col cuore, non solo col corpo. Le liste ci fanno prendere coscienza di dove siamo, di quello che vorremmo per il futuro, ma spesso, se Dio diventa solo un punto e non un qualcosa che le pervade, che posso e devo trovare in ogni singolo proposito, alla fine, tutto quello che avrò fatto, anche se avrò fatto tutto, sarà servito a poco. Corriamo in avanti come palline schizzate, pensando di controllare il futuro col bullet journal, quando invece la vera conquista sarebbe vivere il presente, ascoltare e porre domande a Chi vede da più in alto dove stiamo andando. Così non c’è frustrazione o non essere all’altezza, c’è un affidarsi vero, un mettersi a disposizione, con la propria vita, in ogni momento. Quindi faccio un solo proposito.
Vorrei alzare più spesso gli occhi al cielo a chiederTi: sto facendo la tua volontà?
La Novena la dimenticherò due volte su nove almeno e sarò spesso troppo stanca (o pigra) per rispettare il rosario quotidiano. Salterò puntuale promesse fatte al massimo della buona volontà. Il fatto è che è vero, Tu mi aspetti sempre, anche se io, con gli impegni troppo spesso mancati, continuo a deluderti, ogni anno. Ma se anche Tu scomparirai tra le tante cose da fare, diventando solo una delle spunte invece che il senso di tutto quello che faccio, se anche Tu diventerai qualcosa che voglio controllare e relegare a un numero ben assegnato, mancherà tutto di senso, anche il migliore dei miei propositi.
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