QUARESIMA NELL’ARENA DEGLI HUNGER GAMES #13 ADDESTRAMENTO
Non appena raggiungiamo il cerchio, il capoistruttore, una donna alta e atletica di nome Atala, si avvicina e inizia a spiegare il programma di addestramento. Gli esperti di ogni specialità rimarranno nelle loro postazioni. Saremo liberi di passare da un’area all’altra come vogliamo, in base alle istruzioni del nostro mentore. In alcune postazioni si insegnano tecniche di sopravvivenza, in altre tecniche di combattimento. È proibito qualsiasi esercizio di lotta con un altro tributo. Se vogliamo fare pratica, possiamo disporre di un assistente. Quando Atala comincia a leggere l’elenco delle varie postazioni, non riesco a evitare di far scorrere lo sguardo sugli altri tributi. È la prima volta che ci riuniscono, su un terreno piano e in abiti normali. Il mio cuore sprofonda. Quasi tutti i ragazzi e almeno metà delle ragazze sono più grandi di me, anche se molti tributi sono piuttosto denutriti. Lo si vede dalle loro ossa, dalla loro pelle, dal loro sguardo vuoto. Di natura sarò anche più piccola, ma la capacità di cavarsela della mia famiglia mi ha comunque avvantaggiato. La mia schiena è diritta, e anche se sono magra, sono forte. La carne e le piante dei boschi, associate all’esercizio fisico necessario a procurarmele, mi hanno dato un corpo più sano della maggior parte di quelli che vedo intorno a me.
Hunger Games, libro I, capitolo 7
Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai.
Luca 18,1
Gesù non dice:
“Pregate quando avete bisogno, il Padre mio vi ascolta!”.
Non dice nemmeno: “Quando avrete una difficoltà, rivolgetevi a Dio”.
No, usa un avverbio che si traduce con “senza fine, ininterrottamente”.
Questo dice molto su come dovrebbe impostarsi la nostra vita da cristiani, su come sia radicalmente differente da una vita pagana.
Noi abbiamo una mansione, anzi di più, una missione, qualunque sia la nostra vocazione: pregare, o meglio, vivere qualsiasi vita abbiamo scelto nella preghiera.
Così, anche Kat, che non era certo dell’idea di partecipare agli Hunger Games, anche se strappata di forza alla sua vita, si accorge di avere una possibilità: si accorge di avere un corpo sano, nonostante tutto, di essere ben nutrita, forte e sana.
Quanto influisce tutto ciò nel nostro futuro?
La vita di fede e la preghiera possono assumere varie forme: ognuno di noi può trovare, esattamente nel luogo in cui si trova, risorse e materiale per alimentare la sua vita spirituale.
Certo, alcuni di noi faticano di più, io ad esempio, invidio sempre le mie amiche romane che hanno fior fior di incontri e catechesi, mentre altri luoghi d’Italia sono davvero molto svantaggiati.
Eppure ognuno di noi ha l’essenziale ed il necessario: l’eucarestia.
Poi possiamo contornare la nostra vita da tutte quelle cose che il Signore ci mette lungo il cammino per aiutarci: un buon padre spirituale o delle letture illuminanti, un gruppo per crescere oppure delle catechesi di un sacerdote a cui siamo affezionate da seguire on line.
Nel mio caso, la scoperta dei pellegrinaggi. Insomma, possiamo anche noi “allenarci” e fortificare la nostra anima, tenerla in buona salute.
Ma la base di una fede ben nutrita la troveremo sempre nella preghiera.
Tutte queste pratiche mi ricordano una protezione dai momenti difficili che potrebbero capitarci, molto simile ad uno scudo fatto da tanti tasselli differenti che solo uniti formano una corazza inattaccabile:
come le scaglie di un drago.
E da appassionata di Tolkien, vi parlerò di Smaug, il magnifico drago che venne sconfitto proprio a causa di una scaglia mancate nella sua invincibile corazza.
Noi siamo come lui: abbiamo bisogno che ogni scaglia sia al suo posto per non farci trovare impreparati.
Abbiamo bisogno
di preghiera, di meditazione, di adorazione, di formazione.
Ma non tutte insieme, ognuna a suo tempo, perché ogni fase della vita ha i suoi momenti e le sue caratteristiche.
Se siamo mamme sempre di corsa, allora in questa fase della nostra vita avremo una preghiera fatta di gesti d’amore.
Se siamo sole, avremo più tempo da dedicare ad una preghiera di meditazione ed adorazione.
Se siamo sempre presi dal monto, sempre di corsa, allora tanti piccoli momenti, magari fatti da giaculatorie ripetute nel corso della giornata o un pellegrinaggio che ci faccia staccare la spina diventando il nostro momento di formazione.
Ma in ogni fase della vita, sarà la preghiera la nostra base di partenza.
E poi, la preghiera è davvero qualcosa che possiamo fare in ogni momento: in fila, mentre culliamo un figlio, al bar aspettando il cappuccino.
Quindi non fossilizziamoci sul dove, sul quando, sul fatto che “quando ero più giovane” avevo più tempo, ero più presa o più concentrata o chissà quale obiezione: non preoccupiamoci, Dio sa.
Mettiamo solo i cinque pani ed i due pesci che abbiamo, ed offriamo a Lui ogni forma di preghiera di cui disponiamo in questo momento: saprà moltiplicarla in mille scaglie pronte a proteggerci e darci la giusta forza quando sarà il momento.
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