ONCE UPON A LENT – le armi di Dio
“Ed era notte.”
Forse proprio come la notte repentina fatta scendere da tre provvidenziali fatine su tutto il regno del Re Stefano. Perché certi traumi, meglio lasciarli sotto il velo dell’oscurità, proteggere la vista dalle catastrofi.
Come quella notte.
“Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato“.
Come se il Sole non potesse reggere la vista di una così profonda colpa, come se anche la terra si rivestisse, per colpa dell’uomo, dell’oscurità che può avvinghiare i cuori.
Il principe Filippo corre, corre a cavallo verso la casetta nel bosco.
Non troverà Aurora.
Nessun’alba che può rischiarare quelle tenebre meschine.
Viene assalito dai mostri di Malefica, le creature orribili e deformi scaturite dal suo regno di tenebra. Perché può nascere qualcosa di buono da un cuore imputridito?
Filippo viene legato e rinchiuso nelle segrete. Nessuno sa di lui, nessuno verrà a cercarlo.
Solo tre piccole fatine, che sembrano le ziette buffe e grassottelle della nostra infanzia. Ma che nel momento della prova, sanno sfoggiare davvero l’arma vincente.
La strega è un vero e proprio demonio, ci vorrebbe un esercito, un potere straordinario, magari uno stregone del suo rango. Ma le fate questa volta non scelgono le armi degli uomini.
Contro il demonio bisogna sguainare le armi di Dio: la Spada della Verità e lo Scudo della Virtù.
La stessa lama che Gesù non teme di sguainare: “Cosa può l’uomo di fronte alla verità?
Ma se questo non bastasse, sappiate che niente può scalfire il Figlio di Dio“.
Questa è la virtù di cui parla la favola, quella che fa di Gesù non un uomo qualunque ma Dio incarnato. Quella virtù che non ha niente a che vedere con la carne, ma più con l’essenza divina del Cristo, anche e in ognuno di noi.
Ma come? Un uomo si presenta di fronte al capo degli eserciti romani, i conquistatori, coloro che hanno il potere della vita e della morte (credono loro!), professandosi Re, e lui decreta:
“Non trovo colpa”.
Con quanta potenza e maestà Cristo avrà guardato negli occhi Pilato, pronunciando quelle parole?
Pilato non mette in dubbio una signola parola uscita dalla bocca di Gesù, e non solo: non trova colpe in lui. Perché la verità, non ha colpe in se stessa.
Così la strega che tutti chiamano Malefica, così perversa da poter generare nient’altro che mostri, sembra avere la meglio non solo sull’uomo ma anche sulla terra stessa.
La notte delle notti prende forma e un drago alato spietato e bestiale, divora la natura con le sue fiamme, mentre spine e rovi s’innalzano, oscurano il cielo, soffocando e stritolando.
Così pensa di aver vinto, Satana.
Ma così come la favola: “la spada di verità, del male provocherà la sconfitta!”
Cristo non ci ha salvati perché ha compiuto i suoi prodigi e sbaragliato i suoi nemici. Gesù ci ha salvato perché è Via tra i rovi che ci soffocano, quella impervia e fatiscosa, fino alle scale in salita della nostra torre più alta, Verità che inchioda e trafigge la realtà dritta al cuore, è la Vita che sboccia di nuovo, in Aurora come in ognuno di noi, non per magie o sortilegi, ma per amore: indomato, indomabile ed incontrollabile. Non è una formula a far criccare l’incantesimo, ma un atto misterioso ed incalcolabile. Qualcosa che non poteva essere programmato, che non si può calcolare. L’amore di Dio che da sempre da più di 2.000 anni, arde, patisce e si lacera per ognuno di noi.
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