PARLARE “DI” E “CON” DIO
Commento al Vangelo Gv 1,29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Sapete qual è
uno dei più insidiosi inganni del diavolo? Quello di farci sentire profondamente indegni dell’amore di Dio perché sporchi di peccato. Il peccato ci allontana da Dio, ci ferisce, ma il Padre nostro – quando pecchiamo – non si volta dall’altra parte, siamo noi a farlo, siamo noi a scegliere il male piuttosto che il bene.
Ma questo non è definitivo, può non essere definitivo perlomeno, sta a noi decidere. Invece il diavolo approfitta della ferita inferta dal peccato per scavarci dentro e farci sentire immeritevoli non solo del perdono ma di essere testimoni di Dio. “Ma cosa vuoi testimoniare tu che hai fatto una cosa così brutta?
Non ti vergogni?
Dovresti solo chiuderti in te stesso, sentirti male per come sei, per quello che hai fatto”.
Il diavolo prende il nostro pentimento e lo tramuta in disperazione. Questo purtroppo succede quando siamo lontani da Dio da tanto tempo, quando abbiamo fatto trascorrere troppe domeniche prima di deciderci a entrare nel confessionale. E soprattutto questo accade quando durante quel tempo abbiamo pensato di essere troppo sporchi per pregare, per rivolgerci a Lui, per nominare il suo nome o anche solo pensarlo.
Così facendo abbiamo gettato la nostra vita nell’ombra e ci abbiamo portato anche chi ci sta intorno, perché peggio del peccato c’è la rassegnazione ad esso.
A me è successo così tante volte
che non saprei dire quante. Solo con il tempo ho sperimentato come quella falsa vergogna fosse il male vero, perché mi allontanava da Dio ancora più del peccato che avevo commesso. Allora, ripeto, solo col tempo, ho imparato a fidarmi: se sai che una cosa fa bene la fai e basta, poche chiacchiere, pochi pensieri inutili. Sai che pregare è fondamentale quindi prega, magari non te la senti, magari non ne hai voglia, magari ti sembra un pregare a vuoto, non importa, prega e basta.
E in quei giorni che ti separano dalla confessione (fai che siano il più possibile pari a zero) prega forte, schiaccia con la preghiera la voce del diavolo che ti dice che fai schifo, che non vali niente agli occhi di Dio, che sei solo un verme capace di peccare.
Prega che Dio ti benedica, prega che purifichi il tuo senso di colpa, che estirpi da esso la disperazione e lo renda fecondo.
In tutto ciò non smettere mai di essere testimone di Dio, pure quando ti senti lontano, quando ti pare di non conoscerlo, di non sapere bene chi è, sii comunque come Giovanni, non chiudere la tua bocca, parla di Dio oltre che con Dio. Riempi ogni tua azione, ogni tuo pensiero di Dio.
Vedrai che piano piano ti sembrerà di conoscerlo sempre di più, e quando cadrai, quando commetterai peccato, correrai da Lui a chiedere perdono, come un figlio fa col padre, certo che quello che hai fatto non ha scalfito di un graffio l’amore che Lui prova per te
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