Non avere gli stessi gusti di Fedez
Non mi stupisce il fatto che io e Fedez non abbiamo le stesse opinioni in tema di aborto.
Non le abbiamo per l’eutanasia e nemmeno per il gusto del gelato, credo (più amarena per me!). Soprattutto non le abbiamo quando si parla di quelle ciabatte modello “adilette” con la fascia morbida che al massimo uso per la piscina. Ma se proprio devo. Quindi, niente di nuovo sotto il sole direi. La cosa che mi spiace, però, è che io la sua musica la ascolto, così come lo seguo sui social e seguo le dirette, nelle stories o su “muschio selvaggio”. Non la penso come lui, ma questo non mi impedisce di ascoltare cosa abbia da dire. Di rispettare la sua opinione e il suo vissuto. Di mettere in gioco le mie idee, di trovare nuovi spunti che poi, di solito, arrivano magari anche a rafforzare alcune certezze, invece che a minarle. Non ci deve essere paura del diverso (che poi, non era lui a dirlo?). Quello che mi spiace è che quel “preti” nel suo appello social, mi è sembrato di sentirlo davvero: detto con un tono di disprezzo, ecco. Saranno pure la lapidarietà dei tweet o le parolacce che non aiutano…posso sbagliare, eh. Come se la tonaca o essere il cantante dei tormentoni dell’estate e non Bocelli fossero motivi per non avere delle opinioni, per non poter dire la propria. Come se dietro non ci fossero delle persone che hanno cercato, che continuano a cercare, come tutti, e non per forza si sono bevute quello che gli è stato detto di bersi e basta (dalla Chiesa o dallo star system fa lo stesso). Come se solo i preti fossero antiabortisti (generalizzazioni ed etichette ne abbiamo?). Questo, mi pare molto simile a un pregiudizio, uno di quelli che ti fai partendo dall’abito (o meglio, dalla talare). Che magari l’idea è più di aiutare forse, che non rompere. Eppure io, ti ascolto sempre volentieri, nonostante le ciabatte.
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