Assembriamoci.
Assembriamoci quest’anno.
No, non l’anno scorso, gli anni prima quando si poteva. E nemmeno l’anno prossimo che, speriamo, si potrà. Assembriamoci ora. Davanti a quella mangiatoia. L’unico luogo al mondo dove possiamo farlo. Senza mascherine. Senza gel sanificante all’ingresso (anche se c’è sempre un neonato quindi venite con le mani lavate e comunque non toccatelo, per favore). Certo, potevamo farlo anche gli anni precedenti eh, quando assembramento non aveva il suono spaventoso di supercalifragilistichespiralidoso e al solo pronunciarlo non si aveva quella sensazione di essere sentiti o osservati come in un romanzo di Orwell. Quest’anno più che mai però, assembriamoci. Nell’unico luogo dove davvero possiamo.
Che il tempo per essere felici e per essere cristiani è adesso.
C’è mia nonna, con le lasagne incartate per almeno 50 persone. C’è la mia amica che non vedo da un tempo che sembra un’era geologica e chissà se con tutte queste rughe in più mi riconoscerà. C’è la tipa che incrociavo tutte le mattine dal panettiere e anche se non so come si chiama vorrei dirle che ogni tanto me lo chiedo come sta e se continua a prendere il pane lì anche se non si va a lavoro. C’è il mio parroco. Ci sono i miei cugini. Mia zia. Il giornalaio.
È davvero un bell’assembramento, davanti a quella mangiatoia. E io non voglio perderlo.
Non quest’anno che ho bisogno di calore, degli abbracci che non potrò dare, di un vin brule’ fumante tra le mani dopo la messa di mezzanotte. E nessun posto è caldo come quella stalla, oggi. Non manca nessuno, lì davanti. Davanti a quella mangiatoia che annulla le distanze e i DPCM. Con le nostre intenzioni migliori, ma soprattutto, con tanto per cui ringraziare. Quella vita in fasce mi ricorda che il dono più grande l’ho ricevuto anche in questo anno strano. Quel bambino che ci fa incontrare, anzi assembrare ai suoi piedi, senza pericolo di essere fuori comune, ci porta in dono qualcosa che non possiamo capire fino in fondo, su cui non possiamo fare mille ragionamenti perché è troppo grande, troppo piccola o era meglio in giallo invece che in blu che proprio non è il mio colore. Qualcosa che qui, davanti a Lui, possiamo solo ricevere e scartare: un mistero d’amore. Qualcosa di davvero utile di questi tempi. Qualcosa che non avevi chiesto, ma ti serviva, come un Dio che decide di venire sulla terra a farti vedere come si fa. Qualcosa che esula dalla tua pragmatica lista di Amazon, qualcosa di davvero sorprendente, qualcosa da tenere lì, nel cuore. Qualcosa che non è magia ma pura meraviglia, che spesso, nelle nostre vite, è più introvabile del giocattolo che passano in pubblicità su Italia Uno. Andiamo a ricevere questo dono. Assembriamoci. Ai piedi di quel bambino, ovunque voi siate, saremo insieme
Auguri di cuore di un Santo Natale, grazie per aver camminato con noi fino a Betlemme!
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