Sweet Magnolia: abbiamo visto una serie TV protestante…

Eh già, anche io mi sono sparata la nuova serie Netflix tutta d’un fiato.
Dico tutta l’un fiato perché cercavo qualche bel colpo di scena puntata dopo puntata.
Ma che!
Serie abbastanza piatta, tutto molto scontato e senza alcun barlume di frizzantezza. Guardando le foto degli attori direi che già a prima vista potete intuire chi si metterà con chi.
Che delusione.
Giusto per darvi una panoramica: tre migliori amiche della Carolina del Sud, cresciute insieme nella piccola cittadina di Serenity (ma davvero “serenity”!?), alle prese con problemi di cuore, lavoro e famiglia. Ah, dimenticavo, e i figli adolescenti.
Insomma, una copia di ” Hart of dixie” sulla quarantina.
Prima di iniziare dovete sapere che Don Matteo è più emozionante, almeno lui ha alzato la criminalità di Gubbio alla pari delle migliori metropoli di Caracas.
Questa specie di dramma sentimentale si sviluppa in dieci piattissimi episodi. Mi sciocca ancora di più sapere che è stato tratto dagli Harmony dell’autrice americana Sheryll Woods.
Maddie, Helen e Dana Sue vivono le loro vite nella ridente (manco a farci a posta!) Serenity, brutta, bruttissima copia di Stars Hollow di Gilmore Girls, dove tutti conoscono tutti peggio di “the truman show”.
Iniziamo con Maddie che, lasciatasi con il marito, con tre figli a carico, cerca lavoro.
Helen, avvocatessa di colore, interpreta la tigre tutta d’un pezzo, mentre Dana Sue, chef e gestore di un ristorante (Sookie sei tu?) sembra l’unica a sgobbare dal mattino alla sera.
Le tre amiche decidono di buttarsi nella folle impresa di gestire insieme una spa, che all’inizio può anche sembrare un bella svolta di trama, ma la realtà è che tutto fila liscio come l’olio quindi boh!
Insomma, non è la serie che tiene incollati al divano.

Però, c’è un però…

Ho iniziato a guardarla perché nella serie, alla faccia della cattiva cattivissima Netflix, compare la sfera della fede.
Anche se ero pronta allo sbandieramento protestante, mi ha lasciata molto delusa questa fede accomodante, che più che essere sale è miele (sì, sto anche leggendo il libro di Don Maria Epicoco nel mentre!), dove è bello avere il nostro caro amico Gesù, solo quando ci fa comodo, per tirarci su il morale e impastrocchiare qualche frase motivante da wallpaper.

A voi i pro ed i contro, e partiamo dai contro.


La prima scena di fede inizia con la chiesa, il coro e la preta (sì è donna, dato che siamo nel contesto protestante).
Iniziano poi una serie di argomenti fuori posto che non hanno né capo né coda per dei credenti (o almeno non dovrebbero).
Helen, la donna forte ed emancipata, ma anche la single del gruppo, vuole diventare mamma.
Ma non vuole…VUOLE VUOLE!
Le sue amiche che le suggeriscono non sia una grandiosa idea, lei non se le pesca di striscio e cerca una dottoressa. Ora, mi sembrava un buono spunto per avere un raffronto di fede sulla questione.
Ma niente.
Eh no perché a quanto pare la fede le nostre tre eroine la sfoggiano solo nei momenti down quando hanno bisogno di qualche frase consolatoria per tirarsi sù. Più in la nel film la single sembra aver superato la singlitudine, ma lui non vuole figli. Così inizia un confronto fuori da ogni “grazia” sulla procreazione e l’idea greta-green che di figli al mondo ce ne sono già troppi.
Bell’argomentazione, dico io, anche molto attuale. Vediamo cosa snocciola il dialogo! Il nulla.
Love batte green 1 a 0 è stata l’unica argomentazione possibile. E l’argomento love se n’è uscito anche abbastanza fragile e ammaccato, rincalzato dal nulla e basato sull’inconcretezza della tesi di un bambino di prima elementare. Della serie siamo due mondi opposti, potremmo trarne un bel dibattito, ma perché sprecarsi?
Deludentissimo!

Passiamo a Maddie, il marito l’ha tradita e le amiche continuano a ripetergli che è un idiota (ma lei c’ha fatto tre figli) . Lui incarna tutte le peggio qualità del mondo e non si capisce se lei era stata lobotomizzata tutti questi anni o se gli aveva un udito selettivo che faceva scomparire la voce del marito dalla faccia della terra.
Anche qui la fede non c’azzecca niente, il matrimonio è un pezzo di carta ( persino su “Una mamma per amica”, per quanto lontano da qualsiasi idea di fede, il matrimonio era più serio di questo).
Lui è antipatico, cattivo e ha messo incinta la segretaria (altri stereotipi ne abbiamo?).

Dana Sue, porella, si spacca di lavoro dal mattino alla sera.
È dolce e gentile con tutti ma la figlia la tratta come nei marines.
E la figlia si incavola. Wow, che trama affascinante!

Poi c’è l’incuiciamento delle serate “margarita” dove le tre donzelle al suono di “a cuore aperto” (manco Barbarella nostra ai tempi d’oro!) si sbronzano e sognano pettorali e uomini pompati come tre liceali in preda agli ormoni.
No ma, i comandamenti per i protestanti ci sono tutti e dieci? Chiedo per un amica eh!

Per non parlare quando inizieranno a fidanzarsi e farsi le treccine l’una con l’altra scegliendo la biancheria secchesi per finire a letto con le loro cotte. Una fede molto forte e sentita.

Pro: nei momenti tristi è bello vedere le tre amiche andare in chiesa, perché è quello che ogni buon fedele dovrebbe fare. Poi le frasi fatte e le circostanze lasciamo stare eh, però mi è piaciuto lo spunto dell’associare le difficoltà alla figura del sacerdote che, meglio di qualsiasi amico, può aiutarti a guardarti dentro e ricominciare. In una puntata, il figlio adolescente di Maddie, alle prese con la prima cotta non ricambiata, scompare e tutti lo cercano senza trovarlo. E bene, lui era in chiesa. Veramente molto bello, trasmettere quel sentirsi al sicuro e protetti dal Suo sguardo che non giudica ma ci aspetta sempre per darci la carica. Molto molto bello! Peripezie, pazze pazzie, la figlia di Dana Sue alla festa del liceo si ubriaca, e anche se è spiaccicata tipo fetta biscottata caduta sul lato marmellata, lei la la butta giù dal letto per andare alla messa. Ok, con una sedicenne è un po’ troppo, però è anche il contrasto della fede che non è solo rose e fuori ma anche sacrifici, sacrifici per il nostro bene e che i grandi aiutano a compiere ai più “smemorati”. Avrei preferito un “ricorda che se vai a ballare, dovrai organizzati per la messa”, però anche la versione “giù dal letto” non è stata poi così malvagia. Insomma, qualcosa di buono in questa serie c’è, secondo me può anche essere vista con i ragazzini nella fascia 13 anni (più grandi non oserei visto il piattume della trama). Qualche parte andrà spiegata ma ricordatevi che le serie perfette non esistono e questa è molto innocua (anche se l’ho vista con un occhio alle mail ed uno allo schermo, non ci sono scene troppo hard, che io ricordi). Inoltre può anche servirvi per trattare qualche argomento di fede utile da affrontare dell’età della crescita esempio protestantesimo, preti donne, matrimonio, figli ed ecologia.

DISCLAIMER: l’immagine utilizzata non è di nostra proprietà. Fonte telefilm Sweet Magnolia.

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