Per tutte le volte che avrei scritto “fine”…ma Tu no!
Da bambina la mia vita l’ho sempre immaginata con la parola fine.
Relazione perfetta, fine. Scuola giusta, fine. Università azzeccata, fine. Lavoro dei sogni, fine. Marito favoloso, fine (ovviamente quello di sopra dopo 5 anni di fidanzamento e gran diamantino, fine.) Casa accogliente, fine. Capite bene che l’idea di “vita” che mi ero fatta da piccola comprendeva ben poche sfumature e zero errori di percorso. E al di là del fatto che ancora a distanza di anni non sono riuscita a capire se le scelte fatte “da me” le abbia effettivamente azzeccate o meno (alla faccia del “fine”), ho dovuto fare i conti con quel piccolo dettaglio, che avevo tralasciato, le scelte “da noi”, che ha complicato un po’ la faccenda.
Così avrei messo la parola fine quando ho conosciuto il primo fidanzato a 16 anni. Più o meno la faccenda suonava “balleremo fino a quando non avremo 6 figli e un cane!”, insomma, idee chiare. Invece sento Lui che mi dice “non è ora di scrivere fine, vai avanti” (per tutti quelli che vorrebbero partire in pellegrinaggio, vi avverto che sarebbe una delusione: non l’ho sentito e non mi ha telefonato). Poi fu la volta del ragazzo “universitario” , e anche qui la fine era lungi dall’essere scritta. Poi avrei voluto scriverla con il ragazzo incontrato al matrimonio di mia sorella, con l’amico del marito della mia migliore amica, oppure nella storia alla “Pearl Harbor” con lui che faceva l’aviatore in aeronautica, o il ragazzo incontrato in treno con cui abbiamo parlato mesi interi.
Ma Tu no, niente , nada, non è ora. E mente io cerco di consolare la mini-me interiore a cui sono saltati tutti i sogni e che cerca con tutti i modi di ricordarmi che avevamo un programma ben definito, che così salta tutto, che se non metto le cose in ordine rischio di perdere quelle che per noi erano “le cose fondamentali assolutamente da vivere!”, la verità è che mi hai insegnato che i Tuoi tempi non sono i miei, e neanche i piani. E la sera mi fermo a guardare le stelle (chissà loro quante ne hanno viste) e Ti cerco. Ma non per rinfacciarti che non mi hai donato quella parola tanto importante per me. Perché se fosse stato per me e per le mie “fine” non avrei mai conosciuto nessuno al di la dei miei 16 anni, non mi sarei buttata per chiedere al ragazzo che mi piaceva di uscire, non avrei mai detto “per me ne vale la pena, adesso lo invito a prendere un caffè”, non avrei mai pensato che veramente il ragazzo che mi ha chiesto di uscire era quello della foto in uniforme militare dentro il “caccia” (era già assurdo così che alla “dimostrazione” con tanto di foto sono letteralmente scoppiata a ridergli in faccia), non avrei mai pensato che anni di affinamento sui social mi avrebbero fatto ritrovare un ragazzo di cui sapevo solo il nome, città e posto in treno, per poi sapere che anche lui mi aveva cercata senza successo (gli uomini!).
Beh avrei scritto fine anche qui. Era perfetto, sembrava un film, ma no, non era ora. E allora ho imparato a lasciare che la piccola mini-me interiore dipinga i suoi sogni, li appenda e faccia vedere a chiunque vorrà ascoltarla ed avventurarsi nel mio mondo. Può sognare, certo, deve sognare! Ma aggiungendo qualche sfumatura in più. Accettando che Lui ha un sacco di colori che neanche immaginavamo. Che le strade che Lui ci ha fatto incrociare vanno anche al di là di ciò che noi avremmo mai sognato. La mia vita era semplice e chiara, la Sua vita per me è rischio, follia e imprevisti! E se prego un po’, se accetto di lasciarmi guidare in questo mio viaggio, è la cosa più straordinaria che poteva capitarmi!
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