La PMA non è l’unica scelta: Napro, cos’è e come iniziare
Di fronte al dolore di una coppia che non riesce ad avere figli, solitamente la via privilegiata consigliata dai ginecologi è quella della procreazione medicalmente assistita. Ma esiste un’alternativa cattolica alla fecondazione in vitro che purtroppo è ancora troppo poco conosciuta in Italia: La Naprotecnologia.
Abbiamo intervistato un’insegnante del Modello Creighton per avere maggiori informazioni e fare un po’ di chiarezza.
1.In cosa consiste la Naprotecnologia e il Creighton Model System?
La Naprotecnologia è una nuova scienza sulla salute della donna nata negli Stati Uniti e approdata in Europa una decina di anni fa.
Si basa sulla valutazione degli eventi che si verificano durante il ciclo della donna, registrati su delle tabelle col metodo Creighton Model. Nelle tabelle vengono ad esempio registrati i fenomeni di sanguinamento, perdite di muco e giorni secchi così da avere dei biomarcatori sensibili che permettono di capire il normale o anormale funzionamento del corpo della donna.
Non solo il Modello Creighton è un metodo di pianificazione familiare, utilizzato per ottenere una gravidanza o anche evitarla, ma è utile anche per monitorare la propria salute ginecologica (imparando ad osservare questi biomarcatori si possono infatti capire le fasi naturali di fertilità e infertilità che si avvicendano e riconoscere il proprio stato di salute). Si possono quindi investigare casi di infertilità, aborti ripetuti, sanguinamenti anomali, cisti ovariche ricorrenti, dolori addominali, sindrome premestruale ed è uno strumento prezioso ed affidabile anche nei casi nei quali l’intento della coppia sia di evitare una gravidanza.
2.Qual è il ruolo della practitioner* e quando subentra il ginecologo?
Il ruolo della practitioner è insegnare alla coppia interessata il Modello Creighton (insegnando loro a registrare su delle tabelle standardizzate i biomarcatori della fertilità così che la donna possa imparare a distinguere le fasi fertili del proprio ciclo da quelle sterili) e accompagnarla durante tutto il percorso oltre ad essere un appoggio anche psicologico in tutti i momenti difficili.
Successivamente, dopo tre mesi della tabella compilata col Modello Creighton, subentra il medico Napro, che utilizzando le osservazioni riportate nelle tabelle, ricerca approfonditamente tutte le possibili cause che portano a una riduzione della fertilità così da correggerle avvalendosi delle più moderne e convalidate tecniche scientifiche.
3.Perché la Naprotecnologia è così poco conosciuta? Che efficacia ha rispetto alla fivet?
Purtroppo la Naprotecnologia è poco conosciuta in questo momento, però ogni giorno cerchiamo di farla conoscere di più perché è molto importante, quindi tutti devono sapere che la fivet non è l’unica scelta. Anzi, la Naprotecnologia è l’unica scelta giusta. L’efficacia della Naprotecnologia rispetto alla fivet è molto più alta. Ha un tasso di riuscita che è il doppio di quello della fecondazione assistita, per percentuali di nascite da coppie che seguono i trattamenti, e costa undici volte di meno. La differenza fra naprotecnologia e fecondazione in vitro consiste nel fatto che nella prima la questione fondamentale è la diagnosi delle cause dell’infertilità, si cerca una spiegazione medica del perché una coppia non riesce a procreare, quindi si cerca di eliminare il problema e “aggiustare” il meccanismo naturale, ridandogli la sua armonia. Nel procedimento in vitro, invece, la diagnosi delle cause non ha importanza, i medici vogliono semplicemente “aggirare l’ostacolo”, eseguendo una fecondazione artificiale. In naprotecnologia, la cura risolve il problema della coppia, che poi può avere anche altri figli. Con il metodo in vitro, i coniugi comunque non guariscono e continuano ad essere una coppia sterile, e per avere più bambini si devono sempre affidare a un laboratorio.
4.Cosa diversifica la Napro dalla fecondazione assistita?
Prima di tutto bisogna dire che l’approccio cambia completamente, perché la Naprotecnologia permette il concepimento in modo naturale, da un atto coniugale tra l’uomo e la donna. Le pratiche della naprotecnologia si conformano rigorosamente alla bioetica cattolica, è altrettanto dimostrato che il suo approccio al problema della sterilità è scientificamente e clinicamente più rigoroso di quello praticato nell’ambito della fecondazione assistita. E per questo alla fine è anche più efficace: lo dicono le statistiche*. Quando parliamo dei costi, se confrontiamo i costi di due anni di percorso naprotecnologico e quelli di sei cicli di fecondazione assistita, la seconda costa ben undici volte di più della prima. Un singolo ciclo di fecondazione in vitro costa circa 3.750 euro più 1.000 euro di medicazioni, dunque sei cicli costerebbero 28.500 euro a cui ne vanno aggiunti altri 800 per il congelamento e il mantenimento degli embrioni e 1.200 per il trasferimento, per un totale di 30.500. Invece, anche protraendo il percorso della naprotecnologia per due anni, i costi sono modesti: 300 euro per il corso di formazione nei metodi naturali, 800 per le consultazioni mediche e 1.500 per i medicamenti, per un totale di appena 2.600 euro. Probabilmente parlamenti e ministri della Sanità dei paesi europei non sono tanto sensibili sui temi bioetici, ma difficilmente potranno fingersi sordi davanti alle richieste di verificare il rapporto costi/benefici fra le due metodologie.
* Sul sito http://www.napro.it/ oltre a maggiori informazioni troverete anche i nomi delle insegnanti abilitate all’insegnamento del Metodo e dei ginecologi che operano tramite la Naprotecnologia.
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