Anche la fede ha bisogno di influencer

Che convertirsi sia qualcosa che fa immagine, mi sorge davvero nuova.

Di sicuro non la trovi nella lista delle cose più cool da fare nel weekend di Vogue, andare alla messa.

Eppure non sarà sfuggito neanche a voi che molti VIP, VIP quelli veri, d’oltreoceano, che riempono le pagine dei gossip e hanno profili Instagram da K su K di followers e che appunto non passano di certo inosservati, sono in preda ad una svolta alla “San Paolo sulla via di Damasco”.

Justin Bieber, non smette di concludere i suoi post ringraziando il Signore per tutto quello che ha ricevuto, per la grazia di essere uscito da un periodo buio della sua vita, da una dipendenza da sesso (curata tramite astinenza a quanto pare) , per aver trovato la gioia e la serenità nel matrimonio.

Kanye West col suo nuovo singolo “Jesus is King” fa discutere (…e ballare!) tutti, catto e non, anche se poi ti viene da chiederti se questa conversione sia davvero sincera perché pare che non gli piaccia ancora frequentare la parrocchietta in quel di L.A., ma fare adunanze private con tanto di invitati Vip, coro gospel che canta le sue canzoni riadattate, linea di magliette con riprodotti disegni di affreschi/icone sacre che però, lasciatelo dire Kanye, sembrano fatte con paint e con quello che costano, se ti davo il nome della stamperia delle t-shirt che facevamo per i campi scuola, forse la resa sarebbe stata migliore.

Il futuro ci dirà se la conversione è solo l’ennesima trovata di marketing di due influencer del loro calibro, ma in ogni caso, nonostante tutto, devo dire che fa un certo effetto vedere la pubblicità di Spotify formato grattacielo con scritto appunto “Jesus is King” nelle piazze delle metropoli più influenti, come fa un certo effetto vedere una Demi Lovato dalla vita decisamente travagliata, tornare alle origini e battezzarsi in quel Giordano dove proprio Gesù è stato battezzato, dicendo di sentirsi rinata e di aver riempito quel vuoto-a-forma-di-Dio (God-sized hole) che sentiva nel cuore.

Insomma, allora questo Dio lo cercano anche quelli davvero cool, non solo noi sfigatelli della parrocchietta di periferia.

Le vie del signore sono infinite, e forse, di questi tempi, l’unico modo per arrivare a passanti distratti, ad adolescenti mobile-addicted, è anche passando dalla hit prima in classifica o dal profilo social di un ragazzo tutto tatuato che oggi non ha paura di dire che la castità lo ha salvato.

Insomma, anche la fede e i valori hanno bisogno di influencer, nel 2019.

Perché Dio ci parla come può, attraverso chi può, e magari, se l’adolescente non entra in Chiesa ad ascoltare l’ennesima predica di quel prete bigotto che gli dice di non fare sesso fino al matrimonio, magari, leggendo un Justin Bieber qualunque, potrebbe interessarsi all’argomento.

Non so se queste conversioni dureranno, quello che so è che auguro loro di continuare per la strada che hanno intrapreso, se davvero hanno visto quella luce.

Il giudizio viene facile, soprattutto conoscendo quante scelte incoerenti ci sono state nelle loro vite, ma un certo Saulo, ci direbbe che nessuno è un caso disperato, che la luce sulla via di Damasco può cambiarti la vita, davvero.

E noi, che spesso ci sentiamo arrivati, che ci sentiamo più bravi e coerenti di loro, noi che ne sappiamo di più, che abbiamo più diritto di giudicarli perché conosciamo il catechismo e andiamo sempre a messa, noi, dovremmo prendere spunto a volte, avere il coraggio di essere influencer della nostra fede, di testimoniarla, mentre spesso ci vergogniamo anche di postare sul nostro inifluente profilo da 400 amici.

E ricordiamo che la fede è un cammino da fare insieme, non giudicando, ma aiutando chi incontriamo, anche se va più lentamente di noi o non ha il nostro stesso zaino pieno di kit d’emergenza.

Jesus is King, bros!

 

DISCLAIMER: l’immagine utilizzata non è di nostra proprietà. Fonte web

 

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