Se i cattivi non esistono (…e neanche Halloween)

cose di lassùEro piccola e a casa mia non sapevano neanche pronunciarlo, Halloween.

Chiaramente non esisteva, punto.

Tutto iniziò alle elementari, con l’ora di inglese, se non sbaglio. La maestra ci faceva disegnare pipistrelli e ci raccontava che in America i bambini andavano di casa in casa dicendo “trick or treat?”, ma finiva lì, perché ventidue/ventitré anni fa, nella piccola frazione dove vivevo, il travestirsi, andare per case a fare dolcetto o scherzetto e intagliare zucche con espressioni spaventose, erano cose poco diffuse. Gli anni sono passati e i costumi, le usanze, sono cambiati nettamente. Ma, per esempio, mio padre non è cambiato: per lui sbagliato era e sbagliato è rimasto. Ricordo che durante gli anni dell’adolescenza, quando gli dicevo che andavo a casa di un’amica a vedere un film horror per Halloween, lui puntualmente si arrabbiava e mi diceva “Ma che sono queste stupidaggini? Domani è la festa di tutti i Santi, non fare tardi”. E non ne ha mai fatto un discorso culturale, lui.

Spesso sento dire da molti che Halloween è una festa che non va celebrata perché non ci appartiene, perché non è della nostra cultura.

Beh, siamo nel 2019, viviamo in una società totalmente globalizzata, quindi diciamo che il discorso culturale è ormai superato. Siamo onesti, questa è l’ultima scusa rimasta a noi cattolici timidoni che un po’ ci vergogniamo di difendere la nostra fede e dire all’amica che sta organizzando una deliziosa festicciola per gli amichetti del figlioletto, con tanto di finte ragnatele, fantasmi svolazzanti, zucche spaventose, che la nostra bimba quel pomeriggio sarà dalla nonna e che poi noi, sai, non ci piace questa festa, in fondo non fa parte della nostra cultura, è molto più soft di dire: noi non festeggiamo una festa pagana basata sulla paura e sul terrore, tanto meno travestiamo nostra figlia da strega o allestiamo simil altarini con tanto di candela accesa, perché sappiamo e crediamo che questa festa sia un modo di celebrare l’occulto, e pertanto non saremo di certo noi genitori a fare questo ai nostri figli e non dovresti farlo neanche tu.

Su, provate a dire una cosa del genere e vedrete le reazioni.

Vi diranno che siete esagerati, che non c’è nulla di male in fondo, che un bambino neanche sa cosa sia l’occulto. Esatto, è proprio questo il punto.

Un bambino non lo sa, ma il male che passa attraverso questa celebrazione arriva lì dove gli permettiamo di arrivare, e se a sdoganare i festeggiamenti sono i genitori per primi, beh quel “male” troverà le porte spalancate. Ma qui si apre un mondo: perché, tu vecchio retrograda che non sei altro, credi nel…diavolo?! Ma dai! Non siamo più nel Medioevo, ma scansati. Bene, tu che leggi, se la pensi in questo modo, non possiamo fare molto per te se non pregare affinché tu apra mente e occhi. Ma per tutti gli altri, sapete bene che se si scherza con il fuoco ci si può bruciare. Leggete le testimonianze di Padre Amorth o di qualsiasi sacerdote esorcista e capirete benissimo che Halloween non è un’innocua festa bensì, per coloro che venerano Satana, è un giorno importante. Senza contare che questa festa cade proprio a ridosso della festa di tutti i Santi e mira così ad offuscarla, a metterla in secondo piano.

Ma se volete vi invitiamo ad una seconda riflessione: oggigiorno, nei vari ambienti in cui ci si occupa di infanzia e di educazione, si fa un gran parlare dell’importanza di proteggere i bambini dalle paure che derivano dalla lettura di molte favole classiche, si pensi ad esempio a Cappuccetto Rosso: sia mai che il lupo sia trattato da cattivo, e in generale si cerca quasi di voler eliminare questa parola.

Il “cattivo” non esiste, perché nell’era del relativismo, nessuno è cattivo e basta, chiaramente dipende da cosa gli è successo da piccolo, dalle circostanze, dalle situazioni, dalle motivazioni che lo hanno spinto a commettere quell’azione.

Ma nel raccontare una storia ad un bambino perché non dovremmo dire che c’è un cattivo? Perché nessuno è cattivo. Ma se i cattivi non esistono, allora non dovrò insegnare a mio figlio a proteggersi da essi o a stare attento a non diventare uno di questi. In fondo, chi è cattivo? Chi sono io per dire che uno è cattivo? Insomma: fermi tutti! Il punto è che le favole, le storie, servono proprio a questo, a far capire ai bambini che i cattivi esistono e che bisogna stare sempre attenti. Quindi, ci chiediamo, se siamo così attenti a non voler spaventare i nostri figli e per farlo eliminiamo addirittura la parola “cattivo” dai nostri racconti, perché poi li immergiamo, un giorno all’anno, in un’atmosfera di paura? Solo perché lo fanno tutti?
I bambini, lo abbiamo sempre detto, ci osservano attentamente e ci imitano, e in un batter d’occhio, se non siamo vigili, inizieranno ad imitare questo nostro modo di fare, ossia il non domandarsi più le ragioni che stanno sotto alle nostre azioni, agendo come fanno le pecore. Guardatevi intorno e vedrete un gregge infinito, ma attenti a non indossare anche voi la stessa pelliccia bianca.

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