Noi e la napro – Intervista ad Agostino e Francesca

Siamo Agostino e Francesca e siamo sposati da circa 5 anni; esattamente un anno fa abbiamo conosciuto il Creighton Model e la Naprotecnologia.

Dopo il primo anno di matrimonio, durante il quale non avevamo avuto figli, abbiamo cominciato a fare i primi esami e accertamenti medici nella nostra città. Dai primi esami (riguardanti possibili infezioni intime, ecografie, isterosalpingografie, biopsia dell’endometrio) non era emersa alcuna patologia o rilevanza medica che potesse indicare qualche possibile disfunzione. Anche Agostino, dopo i primi esami e
un’operazione di varicocele, non presentava alcun problema particolare. I medici, pertanto, ci consigliarono di aspettare, non sapendo spiegare i motivi della nostra infertilità.
Ormai, dopo questo primo periodo di accertamenti, eravamo giunti circa al terzo anno di matrimonio.

Una nostra amica, nel mentre, ci aveva suggerito di frequentare un corso riguardante i cosiddetti “metodi naturali”, che ci avrebbero insegnato ad individuare i giorni più fertili del mese (attraverso la misurazione della temperatura basale e la determinazione della “sensazione” intima) al fine di favorire una gravidanza. Anche quest’ultimo tentativo, però, non aveva portato alcun frutto: non riuscivamo a concepire un bimbo e non ne sapevamo i motivi.
Ci rivolgevamo ancora una volta al nostro ginecologo, il quale come ultimo tentativo aveva somministrato a Francesca l’assunzione di Clomid e di progesterone. Tuttavia, questa somministrazione non si rivelava utile in quanto i giorni prescelti venivano calcolati su una “media” standard che non prende in considerazione l’ampia variabilità del ciclo tra donne diverse (cosa che capimmo solo dopo aver preso
confidenza con il metodo Creighton).
Il ginecologo – non sapendo più a quali altri esami sottoporci – ci suggeriva, così, di rivolgerci al centro di fertilità dell’Ospedale della nostra città che, però, non aveva niente di meglio che suggerirci di sottoporci gradualmente ai metodi di inseminazione artificiale. Noi, dopo averne discusso, decidevamo di non sottoporci a questo tipo di intervento (neanche a quello cosiddetto di I livello che pur la morale cattolica
ammette) perché l’approccio apparentemente “risolutivo”, ma che non voleva indagare i motivi dell’infertilità, ci sembrava approssimativo e potenzialmente dannoso.

Questo punto ci ha molto interrogati: perché gli istituti sanitari sono così orientati a proporre e raffinare queste tecniche di fecondazione e trascurano non solo l’approfondimento circa la salute dei genitori, ma anche la loro intimità e il loro legame coniugale?

Non neghiamo di aver attraversato un periodo molto triste e faticoso; soprattutto Francesca ha vissuto un periodo di frustrazione, perché sembrava non capire le ragioni della propria situazione.
La svolta è accaduta quando, parlando con un’amica, questa ci ha raccontato di una coppia che dopo molti anni di infertilità, giunta in Svizzera per lavoro, aveva conosciuto una dottoressa specializzata in Naprotecnologia, che proponeva di seguire il Creighton Model. Presi contatti con questa coppia, ci hanno spiegato di cosa si trattava e di come si erano sentiti guardati loro: non come un problema da risolvere o aggirare, ma come due persone da accompagnare e a cui offrire un percorso di cura e salute, in primis per loro e in funzione di un figlio. Ci diedero così, in giugno, i contatti della Dottoressa, con la quale avremmo avuto il primo appuntamento in settembre.
Questi 3 mesi, che inizialmente ci sembravano di inutile attesa, si sono invece rivelati fondamentali per imparare il Metodo Creighton e per compilare le prime tabelle, utilissime poi alla Dottoressa per comprendere la nostra situazione.
Abbiamo avuto una tutor per il metodo Creighton: una delle cose che ci ha colpito di più è che, fin dal primo appuntamento
(nonostante la lontananza, infatti gli incontri si tenevano in videochiamata), ci siamo sentiti molto accompagnati; la nostra situazione dolorosa, infatti, trovava finalmente una strada e un percorso serio e umano in cui incamminarsi. La tutor ci ha insegnato il metodo, facendoci comprendere che era una proposta utile non solo per capire gli eventuali problemi di fertilità di oggi, ma per ridomandarsi quale sia il senso della sessualità e dello stare insieme di un uomo e di una donna.

Il metodo lo abbiamo appreso velocemente: ogni 10 giorni la tutor controllava la tabella, segnalandoci eventuali errori e fornendoci nuove indicazioni, invitandoci sempre a continuare a studiare il piccolo manuale sul metodo, per approfondire così di mese in mese la nostra preparazione. I consigli poi, spaziavamo anche all’igiene e alle abitudini che avrebbero favorito una situazione ideale per la donna
(un esempio fra tutti: l’utilizzo della biancheria di cotone, rispetto a quella sintetica).
Giunti a settembre avevamo completato 3 cicli della tabella, che mostravano fin dall’inizio qualche irregolarità, rispetto alla quale la tutor ci confermava subito che il tutto sarebbe stato importante motivo di approfondimento per la Dottoressa. Infatti, quando ci siamo poi recati al primo appuntamento in settembre, ci siamo portati dietro tutti i risultati delle analisi già fatte in passato, ma soprattutto le nuove
importanti tabelle del metodo Creighton.
La Dottoressa ci ha accolto subito con uno sguardo onnicomprensivo, che abbiamo sentito caratterizzato da un grande interesse umano rispetto alla nostra condizione, assieme a una profonda conoscenza scientifica del tema, distinta (rispetto a quanto avevamo incontrato nella nostra città) dalla curiosità – tipica del ricercatore – che non dà per scontate le conoscenze già acquisite. In questo modo, il
primo approccio fu una vera rivelazione per noi, in quanto, per la prima volta (!), ci siamo sentiti dire che la nostra era una situazione un po’ complessa, ma che c’era tanta speranza. Siamo quindi tornati a casa con uno spirito completamente nuovo e pieno di gratitudine, benché non avessimo certezze “concrete” circa il futuro.
Durante questa “seconda fase” di approfondimento, abbiamo continuato a compilare le tabelle del metodo Creighton, sempre seguiti dalla tutor per eventuali dubbi a riguardo, e in più Francesca ha cominciato ad effettuare alcune analisi del sangue periodiche, così da tenere monitorati alcuni valori ormonali, seguendo in tal senso tutte le indicazioni del medico, al quale, di volta in volta, abbiamo continuato ad inviare i risultati. La Dottoressa ha quindi modificato alcuni dosaggi delle terapie già intraprese dopo la prima visita,
così da provare a riequilibrare quei parametri che erano risultati anomali.
Ed è proprio così, grazie a queste scrupolose attenzioni e verifiche da parte della Dottoressa – che nel frattempo aveva avuto modo di visitare direttamente Francesca due volte – che, dopo 4 anni e mezzo di matrimonio, abbiamo infine concepito un bimbo! Purtroppo, questo nostro primo piccolo è andato in Paradiso dopo poche settimane, non sappiamo per quale motivo. Il suo arrivo è stata la più grande commozione della nostra vita ed è stato un dolore indescrivibile perderlo; tuttavia, un fratellino (o una sorellina, ancora non lo sappiamo) lo ha seguito pochi mesi dopo, ed è così che, con un’emozione così grande che è difficile a descriversi, lo stiamo aspettando e presto avrà compiuto il terzo mese.
La nostra gratitudine per questo fatto che ci è accaduto non ha paragone con alcun altro sentimento che possiamo provare, nemmeno quella paura che, inevitabilmente, ogni tanto riappare.

Dopo quanto è successo in questi mesi, abbiamo constatato di volerci ancora più bene come marito e moglie, e ci sembra che questa sia l’ulteriore prova della bontà di un cammino intrapreso che, oltre ad essere scientificamente più valido di quanti avessimo visto prima, è realmente più umano e comprensivo di tutte le nostre più importanti esigenze.

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