Che cercate

pellegrinaggio macerata loreto racconto

cose di lassùLasciatevelo dire da una che al liceo, all’ora di ginnastica, stava sempre in un angolo con la collaudatissima (e sempre valida!) scusa del ciclo mensile (e non guardatemi così, che tanto lo so che lo avete fatto tutte almeno una volta…e magari fosse solo per saltare un’ora di ginnastica!) a guardare gli altri sudare senza provare il minimo rimpianto. Io, che la cassa d’acqua per le scale la porta su mio marito e se non c’è il marito il cane si guarda in giro preoccupato e va a nascondersi fingendo che gli siano andate di traverso le crocchette per essere sicuro che non mi vengano strane idee. Lasciatevi dire che se mi sono fatta 8 volte 28 km nel cuore della notte non è certo per paura della prova costume.

Ma allora, cosa cerco? Cosa mi spinge a camminare?

“Che cercate?” è proprio l’interrogativo con cui si è aperto il quarantesimo pellegrinaggio Macerata-Loreto, il più lungo pellegrinaggio d’Italia, nato da un’idea di don Giancarlo Vecerrica (oggi vescovo emerito di Fabriano-Matelica) che invitò i suoi studenti di liceo a ringraziare la Madonna per la fine dell’anno scolastico e per chiedere il suo aiuto in vista degli esami. Sono partiti in 300 nel giugno del ’78, sabato erano 100mila: giovani e meno giovani con l’intenzione di affidare alla Vergine di Loreto le preoccupazioni e le paure della vita di tutti i giorni, chiedendoLe di accoglierle lungo il cammino ma anche per ringraziarLa per la sua materna protezione.

Ma cosa cercano veramente queste migliaia di persone tanto da spingerle a camminare tutta la notte arrivando sfinite al mattino? E vi assicuro che dopo gli anni della maturità ci vuole un po’ più di una giornata di sonno per riprendersi!

Certamente tra tutta questa gente ci sarà qualcuno che lo fa come sfida personale per dimostrare la propria prestanza fisica (non gente come me a cui non è stata data in dotazione a quanto pare!). Ma guardando all’arrivo gli occhi della gente che durante la notte ha sofferto e combattuto contro la stanchezza, il dolore alle gambe e ai piedi e la sfiducia non c’è traccia di superbia ma solo di tanta soddisfazione per esser giunti al traguardo, gioia per aver condiviso un’esperienza unica con gli amici di percorso. La Santa Messa, i canti tipici di Comunione e Liberazione (“pieni di forza, di grazia e di gloria” ripetuto fino all’esaurimento!), le testimonianze di gente convertita, i flambeaux per illuminare la notte e i fuochi d’artificio sono momenti che scandiscono l’itinerario di ciascun pellegrino che cammina dietro la Croce che è “la Croce di Cristo, nella quale è salvezza, vita e resurrezione” (San Giovanni Paolo II, 1993).

Questa è Macerata-Loreto, un evento di enormi dimensioni che nel corso degli anni ha visto sempre la partecipazione del Santo Padre: dalla presenza nel 1993 di San Giovanni Paolo II ai messaggi e telefonate di Benedetto XVI e Papa Francesco.

Ma allora, che cercate? Cosa vi spinge a camminare?

E’ proprio quella “felicità, che non è un qualcosa che si compra al supermercato, ma quella cosa che viene nell’amare gli altri e nel lasciarsi amare” per dirla come Papa Francesco. Il pellegrinaggio è metafora della vita, in cui chi si ferma è perduto. Occorre camminare, affrontare paure e difficoltà, portare la propria Croce verso una meta ben precisa: Maria, la madre che ci porta a Gesù, la vera felicità.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *