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Semplicemente una mamma – storia di un “quasi” divenuto realtà!

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Funziona più o meno così, vai dal ginecologo, lui ti spiega le visite che dovrai fare per i successivi 9 mesi circa e ti chiede se hai intenzione di sottoporti ai test genetici, sì dai quelli, bi-test, amniocentesi e via dicendo. Poche parole, pochissime spiegazioni e una domanda secca, devi decidere tu. Ma perché tutti questi controlli, la maggior parte dei quali molto costosi, che ti lasciano con una percentuale in mano e da sola ad aspettare, caricata di mille paure, dubbi, ansie, che alla fine si risolvono quasi sempre in un sospiro di sollievo al momento della nascita.

Quasi sempre. E se rientri nel quasi? Se il bimbo, che immagini perfetto e meraviglioso, confermasse quella percentuale a quel punto che si fa?

“Il risultato dell’amniocentesi? Ah no, non sapevo che l’avessi fatta.

Perché piangi? Cosa? Sindrome di Down…capisco. Che ti hanno detto? Malato, infelice, peso per la famiglia, croce? L’aborto…eh, figurati….Senti, ma con chi hai parlato? I medici…certo, l’ecografista….il ginecologo…ma che ne sanno…ma parla invece con chi di questi bambini se ne occupa, con chi questi bambini ce li ha!

Piangi? Fai bene, sfogati, anche io ho pianto tanto. Ma ora rido! No, non sono matta, o forse sì, ma non rido per quello. Perché? Perché amo mio figlio.”

Annalisa Sereni, nel suo libro “Semplicemente una mamma” racconta la sua esperienza di pluri mamma che al settimo figlio, tanto voluto, riceve in dono un bimbo molto speciale, con 47 cromosomi anziché soltanto 46. Quindi un bambino “ricco”, come lo ha definito una delle sue sorelle maggiori! Sì, un bambino certamente ricco d’amore, come si può leggere nel libro. L’amore della mamma, del papà e di sei fratelli tutti pazzi di lui. Un libro che profuma di vita vera, scritto da una donna, medico, moglie e madre, mossa dal desiderio di fare cultura. Una cultura d’amore che freni questa ignoranza che c’è sulla sindrome, che arresti questa strage degli innocenti, che impedisca che altri genitori vengano ingannati o si lascino ingannare.

Un libro che ti prende per mano e ti dà forza, una storia intrisa di carne, lacrime, fatica e sorrisi, che ti impone di interrogarti e di dare una risposta a quella domanda: “E se rientri nel quasi?”.

Questo tempo che viviamo è il tempo dove l’espressione “qualità della vita” sembra giustificare ogni scelta. Una qualità che dipende dalle possibilità di fare successo, dalle capacità e dai risultati raggiungibili, ma mai dall’amore che si riceve. La morte si impone come soluzione a qualsiasi tipo di deviazione da ciò che diffusamente si considera qualitativamente buono.

Annalisa nel suo libro fa risplendere con la potenza delle parole vissute quanto invece sia l’amore che si dà e che si riceve ad essere il vero termometro di una vita ricca e piena, indipendentemente dalle capacità fisiche e mentali, e soltanto per il fatto di essere vivi, già solo questo basta a dare ad una mamma e ad un papà il motivo per amare il loro bambino.

Quindi buona lettura amiche e anche amici, sì perché anche voi maschietti possiate farvi quella domanda ed essere forti accanto alla vostra donna, sostenendola ed accompagnandola in quei mesi di attesa e di emozioni, aspettando trepidanti di conoscere quel nuovo viso, quella nuova persona, tutta unica ma con un po’ di lei e un po’ di  lui.

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