E VOI…L’AVETE SCRITTA LA LETTERINA?!

letterina a babbo natale

cose di lassùMe lo ricordo come fosse adesso!

Avevo sei anni, ero in prima elementare, ero in classe con i miei compagni e le maestre ci stavano facendo preparare i pensierini per Natale. Avete presente? Quei biglietti d’auguri tutti impiastricciati di brillantini che i bimbi regalano ai loro genitori come fossero tele di Picasso. Ebbene, io ero lì, con il miei capelli a caschetto e la fedele frangetta tagliata storta, e un mio compagno si mette a raccontare quello che aveva chiesto nella letterina a Babbo Natale. Io lo guardo, immagino molto stupita, dall’alto della mia saggezza infantile, e gli chiedo: “Ma perché, tu credi davvero in Babbo Natale?”.

Gelo.

La maestra si volta verso di me e mi fulmina con il suo sguardo. “Certo Elisa, perché Babbo Natale esiste!”. Il mio compagno se ne va a fare altro e io decido che è meglio stare zitti, perché probabilmente quella rientra tra le cose che non si dicono. Come non si dice a un’amichetta che il suo disegno, che ti sta mostrando con gioia, in realtà è orripilante anche per una seienne, o come non si dice a qualcuno che puzza, anche quando puzza davvero. Insomma, non si dice e basta. Però io lo sapevo che Babbo Natale non esisteva, l’ho sempre saputo. Quando mio fratello la mattina di Natale mi disse che la sera prima era dovuto andare a prendere Babbo Natale in fondo alla salita di casa nostra con le catene alle ruote della Punto per la tanta neve che era scesa e perché Babbo Natale con la slitta non ce la faceva (ma come, lui con la slitta no e tu con la vecchia Punto sì?!), io credo di averlo guardato nello stesso modo in cui si guarda uno che ti dice di aver visto un asino volare.

Ma con questo, cari amici e care amiche, non pensate che la mia infanzia natalizia sia stata triste e disillusa, tutt’altro, essendo terza di tre figli ed essendo giunta a distanza di 12 anni dall’ultimo e di ben 19 anni dal primo, sono sempre stata la più coccolata. Ma semplicemente lo sapevo. Lo sapevo che non esisteva. E quando a catechismo mi hanno spiegato che Babbo Natale è la caricatura di San Nicola, non è che ho iniziato a pensare che l’anima di San Nicola passasse per tutte le case del mondo a portare regali ai bambini buoni, chiaro che no.

Poi crescendo ancora, ho iniziato a sentire chi diceva che a Natale (ambienti fortemente cattolici, proprio quelli duri e puri) al figlio faceva scrivere la letterina a Gesù Bambino. E che cosa vuoi che scriva un bambino in una letterina di Natale? Beh, chiaramente i regali (o il regalo, per i più modesti e già in odore di santità) che desidererebbero ricevere. Qui pongo il mio quesito: ma è proprio necessario far scrivere queste benedette letterine?

A Gesù Bambino si potrebbe scrivere una preghiera, di ringraziamento o di auguri per la sua nascita imminente, nei nostri cuori e nei cuori di chi ci sta accanto, dai più prossimi ai più lontani, ma la letterina di Natale con scritto: “Caro Gesù Bambino, per questo Natale vorrei ricevere la macchina di Geco dei Super Pigiamini (se non sapete di che parlo aggiornatevi!), ti prometto che sarò buono e non farò mai più arrabbiare la mamma. Firmato Gioele”, ecco proprio questa qui no, vi prego, risparmiatela a Gesù Bambino.

Sarebbe bello se Natale fosse prima di tutto e anche, volendo, null’altro se non la festa della Nascita di Cristo.

E ai bambini parlare di questo, leggere la Sua storia, raccontare di Lui, fare insieme il presepe, lasciando pure che giochino con le pecorelle, perché no. I regali sono frutto della gioia che noi cristiani abbiamo quel giorno, non solo quel giorno direi, ma quello in particolare, perché è il giorno che segna la svolta, Cristo si è fatto Uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. E ci ha dato così l’unica possibilità di salvezza, con la sua vita l’esempio della santità, e con la sua morte la via per aspirare al Paradiso.

Chiaramente a Gioele di sei anni non lo direte con queste parole, ma iniziare dicendo che a Natale si va alla messa, che è una messa unica e meravigliosa, andarci con i vestiti buoni non perché si è appena usciti dalla cena della Vigilia, con una pancia che dà tre giri alla mia di donna gravida, ma perché ci si veste in festa, per andare a salutare Gesù che è nato.

E i regali si fanno, ma senza esagerare, senza spendere tre stipendi, ma pensando davvero a chi li andrà a ricevere, all’amore che vogliamo senta. Il regalo alla zia poco simpatica o al cugino dispettoso diventa modo per festeggiare Gesù che nasce. Quindi, iniziate da qui, mettendo tutto questo al primo posto, su tutto, e vedrete che poi i bambini capiranno e molto prima di voi!

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